A fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che in Ucraina, in Russia e in tutto il mondo si battono contro il nazionalismo e la guerra imperialista
Carmine Valente
In Ucraina si combatte l'ennesima sporca guerra tra potenze imperialistiche e al riguardo la nostra posizione è netta e non ammette fraintendimenti.
La Russia di Putin sta conducendo una guerra di aggressione brutale dove, come oramai si assiste in analoghi scenari attuali e di decenni passati, le vittime più numerose si registrano tra la popolazione civile, spesso ostaggio tra i belligeranti.
Per potersi orizzontare, però, occorre scavare sotto la coltre di menzogne che da una parte e dall'altra si getta sulla verità nel tentativo di manipolare le popolazioni e arruolarle sull'uno o l'altro fronte. È solo così che sarà possibile individuare le responsabilità profonde del martirio della popolazione ucraina e del martirio delle popolazioni di mezzo mondo: Yemen, Palestina, Kazakistan, Iraq, Afganistan, Mali...Jugoslavia.
Per questo noi non indossiamo l'elmetto di Putin e neppure l'elmetto di Zelenski.
Nello scontro sempre più aspro tra l'imperialismo ancora dominante ma in declino, rappresentato dagli Usa con il vassallaggio dell'Europa, e l'imperialismo in ascesa della Cina e in posizione subordinata della Russia che, forte militarmente ma ancora debole economicamente, fatica a trovare una propria dimensione di egemonia nell'area slava e Euro-asiatica, noi ci facciamo portatori di un altro punto di vista, che è quello delle popolazioni che subiscono le conseguenze di questo scontro di dominio.
Rifiutiamo ogni collaborazione con gli eserciti regolari belligeranti e siamo a fianco di tutti quei movimenti di ispirazione libertaria che in vari modi, provano a costruire un tessuto sociale partecipativo, egualitario, anti-capitalista e antinazionalista per abbattere fin da subito ogni forma di dominio, di patriarcato e di oppressione: dal Ciapas zapatista al Rojava, ed oggi con i nostri compagni in Ucraina e in Russia.
Uno scenario che drammaticamente conferma le previsioni dei tanti che in questi anni, sulla base di una analisi delle contraddizioni proprie del sistema economico-sociale del capitalismo, avevano sostenuto la inevitabilità di uno scontro militare tra le potenze imperialiste che si contendono la supremazia economica e militare nelle aree strategiche del mondo.
La terza guerra mondiale, quella che si è combattuta per procura in Asia, in Africa, in Medio-oriente, in Jugloslavia, quella che spesso ha assunto la forma di guerra a bassa intensità, oggi assume le caratteristiche vere e proprie del conflitto diretto tra blocchi imperialisti che per ora si consuma sulle terre e sul popolo dell'Ucraina.
La globalizzazione capitalista è l'esempio più lampante di quello che definiamo un ossimoro, ovvero l'accostamento di due termini tra loro inconciliabili. La globalizzazione nella sua accezione positiva prevede uno sviluppo su scala mondiale della produzione e del consumo con una accentuazione dell'interscambio economico tra aree che si specializzano in produzioni vocate, ovvero nell'utopismo liberal-democratico un sistema economico in cui il libero mercato trova una propria dimensione cooperante.
Il capitalismo di converso è un sistema economico bulimico-predatorio dove lo sviluppo di una porzione di capitale avviene sempre e necessariamente dal declino e dalla scomparsa di un'altra porzione.
La storia ci ha insegnato che vi può essere guerra senza capitale, ma, come questi giorni di marzo ci insegnano, non ci può essere capitalismo senza guerra, ma ancor di più la guerra nell'arco della storia umana è sempre stata connessa all'idea e alla pratica del dominio.
Le trasformazioni economiche cambiavano il mondo, ma un dato, pur nella sua diversità, rimaneva costante: l'espropriazione del lavoro di una classe a favore di un'altra, dominante. Compito del proletariato è spezzare questa costante.
Per questo ci schieriamo con i lavoratori ucraini e con i lavoratori russi che sapranno individuare nei padroni locali ed esteri i loro veri nemici.
15/03/2022
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